Verso la Settimana Liturgica Nazionale / 5

Nell’articolo precedente siamo arrivati al Grande Giubileo, entrando così nel Terzo millennio. Continuiamo ora la rassegna delle Settimane Liturgiche fino al primo decennio del Duemila.

Sono gli anni in cui si apre, per il Centro di Azione Liturgica (CAL), un’altra stagione di iniziative offerte sempre in vista di una formazione attenta e qualificata. In questo senso vanno intesi anche gli annuali Convegni Liturgici per i Seminaristi – cominciati, in verità, nel 1997, quasi in sordina –, che hanno rappresentato una bella iniziativa fino al 2016. Nell’esperienza di preparazione al sacerdozio, il cammino di ricerca, di riflessione e di formazione comporta un lasciarsi interrogare dal di dentro e, in maniera seria, su aspetti fondamentali della vita di fede. Tra questi un ambito importante è quello liturgico, per imparare a celebrare la fede e la vita e vivere un’esperienza autentica di incontro-conoscenza con il Signore. I seminaristi, infatti, come futuri ministri dei sacramenti della Chiesa, trovano proprio nella liturgia il fondamento del loro cammino e incontrano il protagonista di tale evento: lo Spirito Santo. È lo Spirito che li consegna al Padre e li conforma al Cristo affinché servano il popolo di Dio. I Convegni Liturgici per i Seminaristi hanno visto, per due decenni, convergere a Roma, nei giorni tra Natale e Capodanno (soltanto nel 2016 nei giorni dopo la Pasqua), diverse generazioni di giovani che si preparavano al presbiterato e che hanno approfondito, sotto l’aspetto liturgico e pastorale, alcune tematiche attinenti il ministero, soprattutto alla luce dei libri liturgici e dei loro Praenotanda. Parecchi di essi oggi, da presbiteri, partecipano con entusiasmo alle Settimane Liturgiche Nazionali.

E veniamo alle Settimane del primo decennio del Duemila. Esse hanno mirato sempre più in alto, intendendo corrispondere alle esigenze di quella rinnovata evangelizzazione che impegna la Chiesa nell’ardua impresa di rendere maggiormente credibile e realizzabile il messaggio cristiano. Ci soffermiamo soltanto su tre. La prima, quella tenuta ad Assisi nel 2002, s’innesta nel percorso pastorale che la Chiesa italiana si era data per il nuovo millennio: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (29 giugno 2001) è il documento che i vescovi affidavano alle comunità parrocchiali per un rinnovamento spirituale e per una “conversione pastorale”. La CEI faceva particolarmente riferimento alla parrocchia come comunità eucaristica, perché continui ad annunciare Cristo e non a predicare se stessa, perché continui a porsi in relazione con il suo Signore, celebrandolo presente nella comunità, soprattutto la domenica. Dinanzi a questa priorità di “comunicare il Vangelo”, l’Eucaristia costituisce il mistero centrale della vita cristiana. È in questa luce che si svolgerà la Settimana Liturgica. I citati Orientamenti pastorali per il primo decennio del Duemila dicono che la liturgia è «luogo educativo e rivelativo» (n. 49) dell’agire salvifico di Dio e, quindi, della comunicazione della fede e dell’impegno missionario. A questa sollecitazione il CAL risponde – attraverso l’articolazione data alle relazioni, alle comunicazioni e ai gruppi di lavoro – offrendo tre indicazioni di percorso ancor oggi valide e spesso disattese: 1) sostenere e favorire nelle Chiese locali un maggior impegno nella formazione liturgica a tutti i livelli; 2) avere cura per la qualità della celebrazione e per la varietà dei suoi “codici” e “linguaggi”; 3) farsi carico della sfera umana dei non praticanti.

La seconda, tenuta ad Acireale nel 2003, voleva ricordare i quarant’anni dalla promulgazione della Sacrosanctum Concilium. Il titolo della Settimana (Liturgia, fonte e culmine) prendeva infatti spunto dall’ormai citatissima espressione di SC 10: fons, cioè sorgente da cui attingere grazie e forza; culmen, cioè il punto di arrivo nel quale tutto viene offerto a Dio nel sacrificio di Cristo.

La terza, la sessantesima della serie, tenuta a Barletta nel 2009, aveva per tema Celebrare la misericordia. “Lasciatevi riconciliare con Dio”. La richiamiamo perché, oltre a essere di grande attualità nei contenuti, ci aiuta a comprendere e vivere meglio il Giubileo. Il nostro è un Dio innamorato pazzo di ciascuno, un Dio che si converte a noi, sempre pronto a riallacciare i legami d’intimità infranti dalle nostre infedeltà, dalle nostre resistenze e dalla nostra durezza di cuore. E se la Chiesa ci richiama continuamente a conversione, essa non è il prezzo, ma il frutto e il dono della misericordia di Dio. La nostra risposta di conversione non deve diventare perciò un serbatoio d’iniziative tradizionali o inedite promosse dalla nostra pastorale, né un’agenda fitta di appuntamenti religiosi. Ma dovrà essere sostenuta da una rinnovata assiduità alla Parola di Dio. Questo ci permetterà di leggere il bisogno dell’altro, la sofferenza del debole, la solitudine dell’emarginato e le nuove povertà prodotte dalla crisi economica internazionale. Conversione non è una piccola serie di propositi, ma un orientamento del nostro cuore a Dio e ai fratelli con una premurosa e amorosa attenzione al suo progetto e alle attese di chi geme sotto il torchio della povertà e dell’indigenza.

Nel prossimo articolo ci avvicineremo ai nostri giorni, in attesa di poter celebrare l’importante evento della Settimana Liturgica Nazionale a Napoli dal 25 al 28 agosto 2025.

a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano