Verso la Settimana Liturgica Nazionale / 6

Dopo aver trattato nello scorso articolo delle Settimane Liturgiche nel primo decennio del Duemila, continuiamo ora a raccontarne in attesa di poter celebrare l’importante evento del Centro di Azione Liturgica (CAL) nella nostra Arcidiocesi dal 25 al 28 agosto di quest’anno.

La nuova evangelizzazione o, guardando più specificamente agli Orientamenti pastorali per gli anni 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo (4 ottobre 2010) è – prima di tutto e soprattutto – un impegno spirituale. Perciò il CAL ha lavorato nello scorso decennio e negli ultimi anni affinché si comprenda che è fondamentale che noi stessi ci lasciamo interpellare in modo sempre nuovo dal Signore, che ascoltiamo e incontriamo principalmente nella liturgia. Senza la nostra conversione personale, tutte le riforme, anche le più necessarie e benintenzionate, vanno a cadere e, senza il nostro rinnovamento spirituale, finiscono in un vuoto attivismo.

Avviandoci ora alla conclusione di questa rassegna storico-liturgica che abbiamo fatto a partire dallo scorso ottobre, per iniziare poi con l’approfondimento del prossimo tema nel mese di aprile, ci preme soffermarci soltanto sulla Settimana celebrata a Roma nel 2017 per il settantesimo anniversario della fondazione del CAL. In quell’occasione, ai settimanalisti riuniti nell’Aula Paolo VI, papa Francesco ha rivolto un lungo discorso destinato ancora a far riflettere, in cui, tra le tante cose importanti, evidenziamo questa frase: «Possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile» (cf. Acta Apostolicae Sedis 109 [2017] 910-915). Tale frase è rimbalzata immediatamente attraverso i media e i social in tutto il mondo, destando gioia in quanti desiderano superare letture infondate e superficiali e condannano ricezioni parziali e prassi che sfigurano la stessa riforma.

Ripensando a quanto è stato realizzato negli anni, si può giungere a questa conclusione: attraverso gli importanti cambiamenti operati dalla riforma liturgica – alcuni dei quali epocali – il Concilio Vaticano II ha raggiunto il grande risultato di rendere la liturgia più cristiana. Sì, il vero frutto della riforma liturgica è che la Chiesa cattolica celebra oggi una liturgia che, nei contenuti come nelle forme, è più fedele all’intenzione di Cristo e, in questo senso, è una liturgia più cristiana. Nessuno vuole affermare che prima del Concilio la liturgia non fosse cristiana; dire questo sarebbe profondamente ingiusto nei confronti di tutti quei credenti che hanno celebrato per una vita intera quella liturgia che è stata la fonte della loro santificazione. Tuttavia, crediamo che l’intenzione del Vaticano II fosse quella di dare alla Chiesa una liturgia più fedele a Gesù Cristo. E questa è un’opera che la Chiesa non potrà mai pensare di aver compiuto una volta per tutte.

Ecco l’eredità che il Concilio ci ha lasciato: una liturgia più cristiana, più fedele al Vangelo e per questo più adatta agli uomini e alle donne di oggi. Anche i tre papi di questo nuovo millennio ci ricordano che al centro della nostra vita di fede sta la liturgia. Giovanni Paolo II scriveva: «Se la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II può considerarsi ormai posta in atto, la pastorale liturgica, invece, costituisce un impegno permanente per attingere sempre più abbondantemente dalla ricchezza della liturgia quella forza vitale che dal Cristo si diffonde alle membra del suo corpo che è la Chiesa» (Vicesimus quintus annus 10). Benedetto XVI, poi, ha insistito sulla mistagogia e sull’arte del celebrare. Francesco, infine, ci ricorda continuamente che la Chiesa dev’essere povera, capace di esercitare la misericordia, la compassione e l’amore; capace di convincerci e di convincere che l’unica ricchezza che abbiamo è il Signore, la sua Parola, la vita divina che ci viene data ogni giorno nella celebrazione dell’Eucaristia e dei sacramenti.

Viviamo in un tempo in cui non si può più dare per scontato che tra noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù, per questo c’è bisogno che tutta l’azione pastorale della Chiesa – catechesi, liturgia e carità – sia orientata verso il fondamento della nostra speranza, che è una persona, il Crocifisso-Risorto: questo è il proprium della nostra fede, il contenuto dell’annuncio cristiano, l’epifania del Mistero che viviamo nella liturgia.

Ci preme ancora sottolineare che, davanti alla complessità dall’odierno contesto, il CAL, in special modo con la Settimana Liturgica, si propone di portare frutti nel vissuto della Chiesa e della società in Italia. Ciascuno dei partecipanti, infatti, oltre all’esemplarità della liturgia che si celebra, porta con sé l’impegno di far tesoro dell’esperienza degli altri che incontra e di comunicarla nella propria comunità, nel gruppo o associazione ecclesiale a cui appartiene. Per cui, la pastorale liturgica – di cui le Settimane Liturgiche Nazionali sono una valida espressione – potrà dare un efficace contributo al raggiungimento di mete sempre più alte, dagli ampi e incantevoli orizzonti per la nostra Chiesa, sempre in cammino e sempre in piena corrispondenza all’eterno e misericordioso progetto salvifico di Dio.


a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano