Il tema
“Tu sei la nostra speranza”
Liturgia: dalla contemplazione all’azione
Il tema della Settimana Liturgica Nazionale del 2025 si compone di un’invocazione liturgica e spirituale (cf. l’inno Te Deum e le Lodi di Dio altissimo di san Francesco d’Assisi), collegata all’Anno Giubilare, e di un’affermazione che entra direttamente nell’argomento che si vuole trattare: Liturgia e vita (Lex orandi – Lex vivendi), così caro alla Chiesa delle origini come a quella del Vaticano II.
Ci chiediamo: la Liturgia che oggi viviamo nella Chiesa è in grado di essere il luogo in cui i fedeli possono essere soggetti della fede cristiana, capaci di accogliere una speranza da offrire e proporre al mondo? Oggi la Liturgia rischia di essere un momento in cui gli uomini non vivono la loro esistenza nell’oggi di Dio, in cui non trova accoglienza l’uomo reale, concreto e quotidiano; spazio in cui si consuma un “sacro” che nulla ha a che fare con Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente.
Spesso si ha pure l’impressione che la Liturgia sia percepita più come un problema da risolvere che come una risorsa alla quale attingere. Tuttavia il futuro del cristianesimo dipende in larga misura dalla capacità che la Chiesa avrà di fare della sua Liturgia la fonte della vita spirituale e attiva dei credenti: la vera contemplazione, che ci fa contempl-attivi, come amava dire don Tonino Bello, cioè uomini e donne che partono dalla contemplazione e poi lasciano sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione. D’altra parte, già la costituzione liturgica del Concilio ci ricorda che la Chiesa «ha la caratteristica di essere nello stesso tempo fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina» (SC 2).
L’invito, allora, è a vivere una Liturgia ricca di pathos per l’umanità, pronti a prendere il largo, a lasciarci sommergere, come dice papa Francesco, dall’«oceano di grazia che inonda ogni celebrazione» (DD 24) e a far sì che quell’oceano, attraverso la nostra testimonianza, rifluisca nella vita di tutti i giorni, dando forma eucaristica alle nostre città e alla società nel suo complesso.
L'immagine
L’immagine simbolo della 75ª Settimana Liturgica Nazionale
L’immagine che è stata scelta per la Settimana Liturgica che sarà celebrata a Napoli è il famosissimo monogramma di Cristo che si trova in San Giovanni in Fonte, il Battistero più antico d’Occidente, inglobato oggi nel Complesso monumentale del Duomo partenopeo. Di seguito una spiegazione tratta da Nicola Ciavolino, Catechesi e linguaggio dei simboli, Torre del Greco 1998, 41-42.
Il monogramma era molto diffuso nell’antichità per indicare alcune cariche civili (per esempio quella dell’arconte) con una o più lettere iniziali. A volte tali lettere venivano anche sovrapposte a formare quasi un solo carattere (monos-gramma). Per lo più veniva usato per i nomi propri. Il monogramma cristologico risulta formato dalla sovrapposizione delle prime due lettere del termine greco “Cristo” (χριστοσ): x (chi) e ρ (rho). Esso si presenta sotto due forme: il cosiddetto monogramma costantiniano o monogramma cristologico e la croce monogrammatica.
Il monogramma costantiniano è impropriamente chiamato così in riferimento al segno della famosa visione di Costantino (in hoc signo vinces) prima della vittoria presso il Ponte Milvio nel 312. Quest’episodio contribuì molto alla sua rapidissima diffusione. In realtà, questo monogramma era conosciuto molto prima di Costantino ed era chiamato chrismon. Tra i cristiani era usato anche come sigla o compendium scripturae del nome di Cristo, come si deduce da molti esempi rinvenuti su lapidi anteriori a Costantino.
La croce monogrammatica si origina dal desiderio di rendere più esplicito il monogramma di Cristo, associandovi il segno della croce con un semplice tratto orizzontale che incrocia la lettera ρ (rho). Ne risulta una combinazione molto efficace che, in molte varianti, divenne presto uno dei simboli cristiani più diffusi.
Spesso i due monogrammi sono raffigurati tra α e ω, cioè la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, venendo così a significare il Cristo principio e fine di tutte le cose. È una traduzione in immagine del versetto dell’Apocalisse: «Io sono l’alfa (α) e l’omega (ω), il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 22,13). Da qui il nome di “lettere apocalittiche”.
Un bellissimo esempio di monogramma di Cristo è raffigurato in un mosaico (secolo V) del Battistero di San Giovanni in Fonte a Napoli. Nel centro della volta, in un cielo azzurro stellato, risplende una croce monogrammatica dorata con le lettere apocalittiche α e ω. È cinta da un nimbo ed è incoronata dalla mano di Dio Padre. Il nesso tra croce e Battesimo era molto sviluppato nella catechesi della Chiesa antica: durante il catecumenato si insegnava che il Battesimo è il sacramentum crucis, nel quale moriamo e risorgiamo con Cristo.

