Verso la Settimana Liturgica Nazionale / 4

Dopo aver trattato nello scorso articolo delle Settimane Liturgiche del dopo Concilio, compresi gli anni Ottanta, continuiamone ora la rassegna fino al Grande Giubileo del 2000, in attesa di poter celebrare l’importante evento del Centro di Azione Liturgica (CAL) nella nostra Arcidiocesi dal 25 al 28 agosto di quest’anno.

Degli anni Novanta vogliamo ricordare che il Convegno di Assisi (22-26 giugno 1992) su Annunciare, celebrare, testimoniare. Il Vangelo della carità in una pastorale organica, organizzato dagli Uffici Catechistico e Liturgico Nazionale assieme alla Caritas italiana, offrì notevoli contributi e propose forti sollecitazioni perché la reciproca dipendenza tra l’annuncio, la celebrazione e la vita si affermasse sempre più, anzitutto nella coscienza, successivamente nelle iniziative concrete e, infine, nelle stesse strutture pastorali.

Le Settimane dal 1990 al 1996 si situano nel contesto di alcune specifiche istanze dominanti la pastorale liturgica: 1) la Parola di Dio; 2) la preghiera della comunità nel contesto della “nuova evangelizzazione” e nel dialogo con la cultura; 3) la famiglia.

E giungiamo così alle soglie del nuovo millennio. Il 1997 fu il primo dei tre anni di preparazione al Grande Giubileo. Il CAL, cogliendo le indicazioni della lettera apostolica Tertio millennio adveniente (1994) – che dedicava il primo anno a «Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo» (TMA 39) –, volle focalizzare la riflessione della Settimana Liturgica Nazionale sull’aspetto cristologico della liturgia. In tale prospettiva i lavori furono anche un prezioso e specifico contributo alla riflessione su Gesù Cristo («Cristo Redentore del mondo», scriveva Giovanni Paolo II, «è l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini e non vi è un altro nome sotto il cielo nel quale possiamo essere salvati» [TMA 4]). Quello stesso anno fu anche un’occasione propizia per fare memoria di due avvenimenti che hanno contribuito in maniera decisiva a promuovere il rinnovamento liturgico: i cinquant’anni della pubblicazione dell’enciclica Mediator Dei e il cinquantesimo dello stesso CAL.

Un capitolo fondamentale della teologia liturgica, troppo poco esplorato, almeno nella tradizione della Chiesa occidentale, riguarda la presenza dello Spirito Santo nella liturgia, con tutte le implicazioni e conseguenze da cogliere sul piano della vita spirituale, dell’esperienza ecclesiale e dell’impegno missionario. L’occasione per aprirsi a tale riflessione teologico-liturgica venne dalla sollecitazione del papa, il quale volle dedicare il 1998, secondo anno di immediata preparazione al Grande Giubileo, allo Spirito Santo (cf. TMA 45). In questo senso il CAL offrì all’intera Chiesa italiana un contributo specifico non solo sulla pneumatologia liturgica, ma anche su un’azione pastorale che si muova sotto la spinta dell’evento-rinnovamento nello Spirito. Anzitutto si analizzarono alcuni aspetti della presenza-azione dello Spirito Santo nella liturgia, in special modo nella Celebrazione eucaristica, con particolare riguardo all’epiclesi. Seguendo poi l’indicazione pontificia, l’attenzione della Settimana andò a due tematiche strettamente legate all’azione del Paraclito: la Confermazione, quale sacramento in cui l’intervento dello Spirito assume una valenza essenziale; la ministerialità ecclesiale, che sgorga dai carismi con i quali lo stesso Spirito arricchisce il Corpo di Cristo, e la sua intima relazione con la liturgia, soprattutto con l’Eucaristia. A fare sintesi fu la riflessione sulla spiritualità, di cui la liturgia deve diventare sempre più scuola ed espressione.

In continuità con i due anni precedenti, il CAL completò la trilogia giubilare approfondendo quanto chiesto sempre da Giovanni Paolo II: «Il 1999, terzo e ultimo anno preparatorio, avrà la funzione di dilatare gli orizzonti del credente secondo la prospettiva stessa di Cristo: la prospettiva del “Padre che è nei cieli”, dal quale è stato mandato e al quale è ritornato» (TMA 49). La riflessione si sviluppò partendo dal significato della ricerca del Padre nell’ambiente culturale odierno. Ma la nostra capacità di poter chiamare Dio “Padre” ci è data solo dal fatto che Gesù ci insegna a pregare il Padre che è nei cieli: una simile preghiera è possibile in quanto egli è la sorgente e il termine di ogni benedizione e lode. Il senso del cammino verso il Padre deve spingere tutti a decidersi per un’autentica conversione. Fu questa l’occasione adatta per la riscoperta e la celebrazione motivata del sacramento della Penitenza nel suo significato più profondo (cf. TMA 50). E fu in tale contesto che venne richiamata anche la valorizzazione delle Preghiere eucaristiche della Riconciliazione contenute nell’edizione italiana del Messale Romano.

Salvezza e celebrazione. «Il Verbo si è fatto carne» fu il tema della storica Settimana Liturgica giubilare di Ischia (21-25 agosto 2000). Guardando al Terzo millennio, il CAL si soffermò sul “luogo” dove il tempo incontra l’eterno: la liturgia. È in essa che la Trinità mette le sue tende nel tempo e il tempo si riconosce avvolto e accolto dalla Trinità.

a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano